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MOSTRA "Le carte di Pio La Torre. Silloge di documenti dal Fondo Pio La Torre", a cura dell'Archivio storico e della Biblioteca dell'Istituto Gramsci Siciliano

                     
                                    
Dal 30 aprile al 31 maggio 2010, per ricordare l'anniversario dell'assassinio di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, l'Istituto Gramsci Siciliano, depositario delle preziose carte originali del dirigente politico siciliano, ha allestito nella sala di lettura della Biblioteca una silloge di documenti (fotografie, libri, giornali) tratti dal Fondo Pio La Torre, 1950-1982.
Giovedì 27 maggio 2010, in occasione della "Giornata della legalità", la mostra è stata esposta nell'Aula Magna del Liceo classico Giovanni Meli di Palermo. Due studentesse del Liceo Meli, Martina Polizzotto e Rita Thomas (3° sperimentale Brocca Sez. A), guidate dalla prof. Isabella Albanese, ne hanno illustrato il significato:
"L’Istituto Gramsci Siciliano, che ha sede a Palermo all’interno dei Cantieri Culturali della Zisa, ha curato la mostra che vi presentiamo brevemente, intitolata: "Le carte di Pio La Torre. Silloge di documenti dal Fondo Pio La Torre (1950 - 1982)". Noi ci siamo recate presso l’Istituto, abbiamo visto la mostra, abbiamo parlato con chi l’ha realizzata, Linda Pantano ed Enza Sgrò, oggi qui presente, e adesso ve la raccontiamo in poche battute, perchè, guardandola, possiate apprezzarne il valore storico. 

                    

Il valore di questa mostra di 8 pannelli sta proprio nell’ idea che le ha dato corpo, cioè quella di pensare Pio La Torre vivo, in attività, attraverso i fogli originali dei suoi appunti, i dattiloscritti, le bozze dei discorsi che ci raccontano direttamente le battaglie alle quali ha dedicato la sua vita di sindacalista e di politico, attento alle questioni del meridione ed in particolare della Sicilia, ma sempre poste anche come problema nazionale. L’Isitituto Gramsci dove ci siamo recate per la prima volta è un luogo di ricerca e di studio aperto al territorio e possiede una biblioteca, un’emeroteca ed un archivio storico. Proprio nell’archivio sono custoditi i documenti che costituiscono il fondo Pio La Torre, donati all’Istituto dalla moglie Giuseppina Zacco La Torre nel 1983, un anno dopo l’assassinio di suo marito avvenuto a Palermo, nei pressi di Piazza Indipendenza, il 30 aprile del 1982. L’intero fondo si compone di materiali eterogenei, alcuni inediti, raccolti in 266 fascicoli, di cui questa mostra rappresenta uno dei tanti possibili percorsi di studio e di ricerca. Ci soffermeremo soprattutto sui 4 pannelli centrali che contengono i documenti originali di Pio La Torre dei quali, per scelta metodologica di chi ha ideato la mostra, non si trovano didascalie che ci indicano di cosa si tratta, ma sono gli scritti stessi, sono le parole stesse a parlare, parole che da fogli sparsi, privati, sono poi diventate pagine di libro o proposta di legge o relazione congressuale o, ancora, dichiarazioni pubbliche sulla stampa. L’osservatore quindi si crea un’idea man mano che guarda, legge l’originale e ritrova nel documento ufficiale, pubblico, la destinazione ultima di quei manoscritti. Ogni pannello è la sintesi di un tema che ha caratterizzato l’impegno e la dedizione di Pio La Torre per la sua terra di Sicilia:

l’occupazione delle terre, condivisa con tanti uomini, ma anche con tante donne protagoniste, alcune scomparse da poco, qualcuna ancora viva, di cui le lettere inviate a Pio La Torre testimoniano la partecipazione al movimento, come dirigenti sindacali o semplici contadine. Donne che hanno fatto la storia e di cui non si trova traccia nei nostri manuali, ma che avevano ben chiaro contro chi e per che cosa si doveva lottare, per la terra, per i diritti, per la libertà. Di esse troverete le lettere di Maria Domina, Santina Barrancotto e Concetta Mezzasalma, quest’ultima morta nel gennaio 2009, che hanno condotto l’occupazione delle terre nel corleonese e nei feudi madoniti. Lo stesso Pio La Torre dovette scontare 18 mesi di carcere all’Ucciardone per avere organizzato l’occupazione delle terre in provincia di Palermo. Quelle lotte e questi documenti costituiscono il materiale che ha impegnato Pio la Torre nella stesura del 

                             

suo unico libro, pubblicato nel 1980: "Comunisti e movimento contadino in Sicilia". In un suo appunto, che poi diventerà l’ apertura del libro, si legge: " Andavo coltivando da qualche anno l'idea di scrivere qualcosa sulle lotte per la terra a Palermo nel 1949 e 1950. Gli stimoli a ritornare su quell’esaltante esperienza sono stati molteplici. Nel raccontare quello che accadde trent’anni fa nelle nostre campagne non sono stato animato dalla nostalgia dell’ex combattente che sente il bisogno di narrare ai giovani di oggi le sue "memorie". Lo stimolo principale è costituito dall’esigenza di rispondere a molti interrogativi che nascono dalla realtà di oggi. Scrivere dell’esperienza di trent’anni fa, per capire meglio le difficoltà che stiamo incontrando oggi a suscitare un adeguato movimento unitario di lotta atto a fronteggiare la nuova crisi che coplisce le regioni meridionali". Quell’esperienza di lotta fu poi trasferita dal mondo contadino a quello operaio al quale

Pio La Torre dedicò il suo impegno nel sindacato, prima come segretario della Camera del lavoro di Palermo dal 1952 al ‘58 poi, fino al 1962 segretario regionale della CGIL siciliana. Di questa esperienza un pannello della mostra contiene alcuni appunti relativi ai lavori del Comitato internazionale di solidarietà con i lavoratori ed il popolo di Algeria ma, soprattutto, un articolo inedito pubblicato nella rivista ‘La voce del Cantiere’ del 17 gennaio 1956 in cui La Torre denuncia la smobilitazione ed il relativo licenziamento di molti operai dello stabilimento del Cantiere Navale di Palermo, gestito dalla società Cnr di Genova, società del gruppo Piaggio, per mancanza di commesse. 
                         

Non più investimenti che si traducono in una massa di licenziamenti. Gli operai occuparono il cantiere per 33 giorni consecutivi e alla fine vinsero, grazie alla mobilitazione unitaria ed alla solidarietà di tutte le forze democratiche, compresi i contadini. Anche questa volta Pio La Torre pagò di persona essendo stato imputato di resistenza aggravata per essersi con violenza opposto agli ufficiali e alla polizia durante uno sciopero. La militanza nel Partito Comunista, di cui fu segretario regionale dal 1962 al ‘67 e dal 1981 fino al giorno del suo assassinio, è alla base della sua attività politica e delle battaglie che tramite essa svolse nelle sedi istituzionali del Comune di Palermo come Consigliere dal 1952 al 1966, come Deputato all’Assemblea Regionale Siciliana dal 1963 al 1971 e come Deputato nazionale dal 1972 al 1981, quando decide di ritornare in Sicilia per dare ancora più forza a quella linea politica che aveva elaborato come parlamentare. Due sono a questo punto i grossi temi che qualificano il suo impegno politico e che sono rappresentati ciascuno in un pannello della mostra: l’impegno antimafia e il disarmo e la pace.


Il lungo lavoro nella Commissione parlamentare antimafia
, di cui è testimonianza un documento dell’ottobre 1975, sarebbe approdato nella proposta di legge ‘Rognoni - La Torre’, rimasta sopspesa per lungo tempo e divenuta legge nel 1982, in un momento di massima emergenza, dopo gli omicidio di Pio La Torre, del suo autista Rosario Di Salvo e il 3 settembre dello stesso anno, del Generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Nel pannello si vedono gli appunti di Pio La Torre ed il successivo testo della legge pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dello Stato. 
                            

Pio La Torre era arrivato a farsi un’idea chiara e lucida del fenomeno mafioso in Sicilia e delle misure preventive e repressive atte a combatterlo. I punti cardine della sua proposta erano il riconoscimento del reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni ai mafiosi, convinto che, oltre a colpire la mafia militare, si dovesse privare l’organizzazione del grande potere che questa era in grado di accumulare: quello economico. Un’ultima trincea è quella che lo vede impegnato a partire dall’autunno del 1981 nella

battaglia per il disarmo e la pace, che ha il suo centro nella mobilitazione contro l’installazione della base missilistica Cruise di Comiso, comune del ragusano. A questo tema la mostra dedica il

manifesto della raccolta delle firme contro l’installazione, a testimonianza della grande mobilitazione che si riuscì a realizzare con il sostegno dei diversi movimenti pacifisti e di tanti cittadini che provenivano dalla Sicilia, ma anche dalle altre regioni d’Italia, ed un pannello che contiene il documento più recente tra quelli quì proposti, che fa riferimento alla relazione presentata al IX° Congresso regionale dei comunisti siciliani il 14 gennaio 1982. Pio La Torre da poche settimane aveva assunto l'incarico di segretario del comitato regionale siciliano del PCI. Tre mesi prima di essere assassinato, dichiara: "La verità è che la DC (Democrazia Cristiana) non è più in grado di garantire né il lavoro né il tenore di vita delle famiglie, né la sicurezza e l'incolumità dei cittadini. A tutto ciò si aggiunge la decisione di installare a Comiso la base missilistica, di trasformare la nostra isola in avanposto di guerra nel Mediterraneo. Occorre respingere questa prospettiva chiamando il popolo siciliano alla lotta per dire no. Di lì a pochi mesi Pio La Torre ed il suo autista ed amico Rosario Di Salvo sarebbero stati barbaramente uccisi dentro la macchina mentre si stavano recando alla sede del partito. Nei rimanenti pannelli troverete le foto che ritraggono la figura di Pio La Torre durante la sua attività politica, ma soprattutto durante i comizi o le commemorazioni funebri di compagni deceduti nella lotta a favore della democrazia. E troverete anche le foto dei suoi funerali, che chiudono questa intensa storia di passione ed impegno politico, non privo di risultati. Per quanto riguarda l’omicidio, dopo nove anni di indagini, nel 1991, i giudici del tribunale di Palermo chiusero l'istruttoria rinviando a giudizio nove boss aderenti alla Cupola mafiosa di Cosa Nostra. Sul movente si fecero varie ipotesi, ma nessuna di queste ottenne riscontri effettivi. Nel 1992, un mafioso pentito, Leonardo Messina, rivelò che Pio La Torre fu ucciso su ordine di Totò Riina, capo dei corleonesi, a causa della sua proposta di legge riguardante i patrimoni dei mafiosi. Il 30 aprile 2007 venne intitolato a Pio La Torre, dalla giunta di centrosinistra, il nuovo aeroporto di Comiso. Nell'agosto del 2008, la nuova giunta di centrodestra decide di togliere l'intitolazione a La Torre per tornare a quella precedente di "Generale Magliocco", un generale del periodo fascista distintosi nella guerra colonialista d'Etiopia.
Grazie".
Studentesse:  Martina Polizzotto (della 3^Sperimentale Brocca sez. A), Rita Thomas (della 3^Sperimentale Brocca sez. A). Prof.ssa Albanese Isabella



pagina creata il 26 luglio 2010